COMPLIANCE E MODELLI ORGANIZZATIVI 231

LGRC, cos’è la Compliance Aziendale

Il rispetto della legalità e della correttezza negli affari è elemento indispensabile dell’attività d’impresa, fondata sulla fiducia.

Con l’acronimo LGRC, si fa riferimento alla gestione della Legal Governance, Risk & Compliance, l’attività che ha ad oggetto il complesso insieme di processi, regole, strumenti e sistemi utilizzati dalla funzione legal aziendale, per adottare, implementare e monitorare un approccio integrato ai problemi legati al business.

Tuttavia, l’evoluzione sempre più accelerata dei mercati finanziari e non finanziari, in termini non solo di innovazione dei prodotti ma anche di trasferimento e contenimento dei rischi e di spinta alla proiezione internazionale, rende più difficile identificare e controllare i comportamenti che possono costituire violazione delle norme o degli standard operativi in materia, ad esempio, di ambiente, sicurezza, finanza, privacy e protezione dati, amministrazione, relazioni esterne, cybersecurity, oltre che dei principi etici di business ethics e responsabilità sociale connesse alla attività di impresa.

In ambito aziendale il termine Compliance è utilizzato con il significato di conformità ad una legge (per es. il rispetto delle norme per la tutela del lavoro minorile, o di quelle che vietano l’emissione di gas tossici in particolari lavorazioni), a uno standard (per es. standard relativi alla qualità o al la certificazione del bilancio), a best practice (per es. modalità di comportamento delle associazioni di categoria) e a politiche imprenditoriali (per es. il rispetto del codice etico aziendale).

In una prospettiva economico-aziendale, il termine Compliance è messo in relazione al sistema di controllo interno e di gestione dei rischi, inteso come

l’insieme delle regole, delle procedure e delle strutture organizzative volte a consentire l’ identificazione, la misurazione, la gestione e il monitoraggio dei principali rischi… Esso concorre ad assicurare la salvaguardia del patrimonio sociale, l’efficienza e l’efficacia dei processi aziendali, l’affidabilità delle informazioni fornite agli organi sociali ed al mercato, il rispetto di leggi e regolamenti nonché dello statuto sociale e delle procedure interne” (Comitato per la Corporate Governance, Borsa Italiana S.p.a., Codice di Autodisciplina, luglio 2018).

La Compliance Aziendale– vale a dire la flessibilità dell’azienda e la sua capacità di adeguarsi alle norme ed esserne conforme – agisce dunque sull’innovazione della sicurezza e della tecnologia nelle organizzazioni, riportando al centro le scelte strategiche.

La compliance si prefigge, al contempo, di prevenire il rischio di non conformità dell’attività aziendale alle norme, e di implementare e consolidare il rapporto fiduciario con la clientela e, in senso ampio, con gli stakeholders.

Tradizionalmente l’attività di Compliance aziendale è intesa in maniera restrittiva rispetto alle imprese cui si rivolger, in particolare:

  • agli enti e alle imprese operanti nel mondo bancario e finanziario;
  • alle attività imprenditoriali che hanno rapporti con la pubblica amministrazione (quindi quasi tutte le imprese);
  • alle società quotate in borsa ed operanti sui mercati finanziari;
  • alla stessa pubblica amministrazione, in quanto molte attività pubbliche sono state ricomprese all’interno di stringenti regole comportamentali ed etiche (si pensi, ad esempio, alla disciplina anticorruzione).

In realtà, la Compliance è destinata a tutte le imprese (micro, piccole, medie, grandi) e agli enti, pubblici o privati, in quanto anche una piccola azienda che non opera nel settore bancario o non svolge servizi finanziari, si trova a dover gestire la propria conformità normativa in uno dei seguenti settori (indicati a titolo esemplificativo e non esaustivo):

  • Tutela del Consumatore;
  • Certificazioni di qualità e Normative ISO;
  • Sicurezza Informatica e Data protection;
  • Prevenzione degli incidenti e Sicurezza sul posto di lavoro;
  • Normativa Antiriciclaggio;
  • Privacy e Trattamento dei dati personali;
  • Lotta alla corruzione;
  • Responsabilità degli enti e delle persone giuridiche ex D.lgs. 231/2001.

Le attività di Compliance svolte in questi, e altri, settori hanno tutte come scopo il raggiungimento dello stesso obiettivo: riorganizzarela struttura aziendale fornendo all’organizzazione interna delle misure preventive per evitare il rischio di subire sanzioni (civili, penali o amministrativereputazionali) senza perdere in competitività sul mercato, valorizzando contemporaneamente l’immagine e la reputazione dell’impresa al fine di aumentare la fiducia dei propri clienti, stakeholder e stockholder.

Un corretto utilizzo della Compliance aziendale, quindi, aiuta le imprese a

  • promuovere e consolidare i propri principi etici;
  • a migliorare le proprie relazioni con la clientela;
  • a tutelare gli amministratori da possibili responsabilità;
  • ad armonizzare e meglio controllare i comportamenti dei manager e dei dipendenti.

 

Il d.lgs. 231/2001 e il Modello organizzativo, di gestione e controllo aziendale

In tema di Compliance Aziendale, di fondamentale importanza è l’adozione, da parte dell’impresa, del Modello organizzativo, di gestione e controllo aziendale previsto e (poco) disciplinato dal d.lgs. 231/2001, che permette all’impresa, in particolare, di:

  • Evitare il rischio di sanzioni (pecuniarie o interdittive) con potenziali gravissimi danni patrimoniali e d’immagine all’azienda;
  • Evitare il formarsi di pratiche corruttive all’interno della struttura aziendale, nonché di rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori e/o ambientali e di commettere altri reati definiti “presupposto” della responsabilità degli enti;
  • Mantenere la buona reputazione aziendale e la fiducia degli stakeholders;
  • Creare vantaggi competitivi in uno scenario di business che sempre più premia comportamenti etici;
  • Accrescere il valore dell’impresa a favore degli azionisti.

Infatti lo scopo del d.lgs. 231, che disciplina la responsabilità da reato delle società e degli enti, è quello di prevenire e reprimere la commissione di diversi reati da parte dei soggetti legati da un rapporto funzionale/organico con l’ente, come gli amministratori, i dipendenti, i fornitori.

Essa introduce per la prima volta nel nostro ordinamento la responsabilità in sede penale degli enti, che si aggiunge a quella della persona fisica che ha realizzato materialmente il fatto illecito.

In pratica, l’ampliamento della responsabilità mira a coinvolgere nella punizione di taluni illeciti penali il patrimonio degli enti e gli interessi economici dei soci, i quali, fino all’entrata in vigore del d.lgs. 231/2001, non subivano conseguenze a seguito della realizzazione di reati commessi, a vantaggio o nell’interesse della società, dagli amministratori e/o dai dipendenti.

Sono ormai trascorsi diversi anni dall’introduzione nel nostro ordinamento del d.lgs. 231/2001.

La normativa, emanata inizialmente nel 2001, era il risultato del recepimento di varie Convenzioni internazionali soprattutto in tema di lotta alla corruzione, ed era inizialmente circoscritta alla repressione di reati e illeciti nei rapporti tra privati e pubblica amministrazione; essa, con il passare degli anni, si è estesa ad altre materie, come i reati societari e finanziari, il riciclaggio e l’autoriciclaggio, la tutela della salute sul posto di lavoro, il market abuse, la tutela del diritto d’autore, i reati societari, i delitti informatici, i reati ambientali, di terrorismo e di criminalità organizzata, i reati contro l’industria e il commercio (per citare i più rilevanti).

Sono stati considerati, in pratica, fonte di responsabilità tutti quei reati la cui commissione risulta agevolata da una carenza delle strutture organizzative interne all’impresa o all’ente.

A oggi, il catalogo dei reati definiti come il “presupposto” della responsabilità dell’ente è numeroso, e il suo numero è soggetto a variazioni e aggiornamenti a causa della continua evoluzione della normativa di riferimento, che lo rende soggetto a subire in futuro integrazioni e modifiche anche significative.

Destinatarie del d.lgs. 231 sono dunque le persone giuridiche, le società o associazioni anche prive di personalità giuridica e gli enti pubblici economici, che potranno venire sanzionati nel caso si accerti, nell’ambito di un processo penale, che il comportamento illecito della persona fisica sia stato tenuto nell’interesse o a vantaggio dell’ente.

Quest’ultimo, al contrario, potrà andare esente da responsabilità nel caso si sia dotato di un Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo (Modello 231, o MOGC, o Compliance Programnel quale abbia preliminarmente “mappato” il rischio di commissione reati e abbia quindi adottato tutte le misure organizzative necessarie ad eliminare la possibilità della loro commissione, prevedendo altresì la comminazione di sanzioni adeguate a carico degli autori del reato.

Se, quindi, il dipendente o il soggetto apicale viola fraudolentemente le disposizioni del Modello 231 adottato dall’ente e commette il reato, l’ente stesso andrà esente da responsabilità.

Ovviamente nessuno può escludere che si realizzino comportamenti individuali devianti, e quindi illegittimi, ma si vuole così garantire che il sistema dell’impresa, il suo assetto organizzativo e le finalità complessive che essa persegue non siano terreno di coltura di reati.

Presupposto dei Compliance Programs è che buone regole di organizzazione interna siano il miglior modo per emarginare i fenomeni di criminalità imprenditoriale e per garantire che la loro eventuale presenza resti un fatto eccezionale e non facilmente ripetibile.

All’ente viene richiesta, in pratica, l’adozione di modelli comportamentali specificamente calibrati sul rischio-reato, vale a dire volti a impedire, attraverso la fissazione di regole di condotta etico-organizzative, la commissione di determinati reati.

Il Modello 231 è quindi lo strumento necessario per evitare non solo la commissione di reati, ma anche che l’ente risponda dell’illecito penale commesso da un soggetto appartenente alla sua organizzazione aziendale; a tal fine, di fondamentale importanza diventa il ruolo dell’Organismo di Vigilanza (ODV), che ha il compito di vigilare sul funzionamento e l’osservanza del Modello 231 adottato dall’ente e di curarne il suo continuo aggiornamento.

Il Modello di Organizzazione, gestione e controllo, sia nella sua fase di realizzazione sia nella successiva fase di implementazione, deve inoltre configurarsi quale completamento degli altri sistemi di gestione presenti nell’organizzazione aziendale.

Il Modello 231, pertanto, non si pone quale strumento aziendale a sé stante, ma deve risultare interagente con

  • il Sistema di Gestione della Qualità
  • in ambito Ambientale (ISO 9001, ISO 14001/ EMAS)
  • di Responsabilità Sociale (SA 8000 o SCR)
  • il Sistema di Controllo e Gestione della Sicurezza sul Lavoro (d.lgs. 81/2008OHSAS 18001)
  • il Sistema Privacy (Regolamento (Ue) 2016/679 GDPR, D.lgs. 196/2003
  • il Sistema Anticorruzione (ISO 37001) e gli altri sistemi di certificazioni ISO eventualmente presenti e adottati dall’impresa.

La responsabilità dei gruppi di società

Nell’ambito della moderna economia e organizzazione delle imprese è di particolare rilevanza il caso della responsabilità dei gruppi di società e, in modo particolare, della società capogruppo (c.d. Holding).

Esistono gruppi di società governati da Holding per così dire “pure”, che si limitano a detenere e ad amministrare le partecipazioni azionarie (di controllo o di collegamento); ma esistono altresì gruppi di società gestiti da Holding “operative” che esercitano una vera e propria attività di direzione e coordinamento delle partecipazioni.

In quest’ultimo caso la Holding esercita, attraverso le società controllate, una vera e propria attività imprenditoriale, partecipando molto spesso, attraverso i suoi amministratori, alle scelte decisionali del gruppo da essa controllato.

La risalita della responsabilità dalla società controllata alla società controllante non dovrebbe rappresentare una sorta di attribuzione di “responsabilità oggettiva” alla Holding per i fatti e i reati commessi dalle società controllate; tuttavia, nell’ambito del diritto vigente, il gruppo di imprese e l’interesse di gruppo sono sempre stati visti con particolare sfavore.

Occorrerà, dunque, per evitare almeno un’imputazione provvisoria di responsabilità in sede di indagini preliminari, prestare la massima attenzione evitando di porre in essere comportamenti poco raccomandabili quali l’amministrazione di fatto delle imprese controllate, ovvero la mancanza di adeguata vigilanza su di esse, che possono portare a un’estensione della responsabilità per gli illeciti compiuti dalle controllate alla Holding.

Fondamentale appare, pertanto, la creazione di un Modello 231 sia per le società controllate, sia per la controllante, che analizzi e disciplini non solo le modalità di gestione delle risorse finanziarie, ma anche i processi con cui vengono prese le decisioni singolarmente e a livello di gruppo, il sistema dei poteri e delle deleghe, le fasi dei controlli a priori e a posteriori delle attività svolte, l’esistenza di linee guida su determinate operazioni particolarmente sensibili.

L’APPROCCIO DI P&S LEGAL ALLA COMPLIANCE E AI MODELLI 231

Di norma, l’imprenditore non è attento alle attività di Compliance perché le avverte come lontane ed estranee all’attività imprenditoriale vera e propria; molto speso le percepisce come un dispendio economico inutile, che non porta ad alcun riscontro positivo.

Al giorno d’oggi, tuttavia, il voler agire in un qualsiasi mercato o il voler intraprendere un nuovo business porta necessariamente l’imprenditore a scontrarsi con impianti normativi sempre più complessi, in cui le sanzioni previste per la violazione delle norme possono essere fatali per la possibilità di continuazione dell’attività aziendale.

Non ci si può più permettere, in definitiva, di sottovalutare il rischio di incappare, anche per semplice incuria o disattenzione, in sanzioni interdittive che, di fatto, bloccano l’attività imprenditoriale per giorni, mesi o addirittura anni, con il rischio di vedersi chiudere l’azienda.

Al contrario, l’imprenditore deve anche poter sviluppare le capacità necessarie per dotarsi di una buona gestione del rischio aziendale, tramite un’idonea e costante attività di Compliance che gli consenta, oltretutto, di essere più libero di occuparsi della gestione manageriale della propria impresa e del proprio business di riferimento.

P&S Legal da anni si occupa di Compliance aziendale, aiutando le imprese a ristrutturare la propria organizzazione interna e a raggiungere gli obiettivi di conformità richiesti dalle varie normative nazionali, assistendo gli imprenditori nella predisposizione di modelli di governance societaria e di sistemi per la gestione e il controllo interni, non solo con riguardo alle disposizioni contenute nel d.lgs. 231/2001.

Come già anticipato, l’elenco delle fattispecie ricomprese in questa disciplina è in continua espansione e

Le conseguenze di una condanna per responsabilità degli Enti possono essere devastanti per una azienda, potendo facilmente determinarne il collasso e la chiusura forzata.

Tramite l’implementazione di un “modello di organizzazione, gestione e controllo” dei propri processi critici, ossia dei processi le cui fasi possono indurre l’azienda a commettere i reati previsti presupposto previsti dal decreto, le imprese sono poste al riparo da tale forma di responsabilità.

P&S Legal vanta un’eccellenza ed esperienza primaria nella realizzazione di tali modelli che sulla scorta del nuovo Codice degli Appalti (art. 93) possono rappresentare per le imprese un concreto vantaggio economico e competitivo.

La scelta di professionisti realmente specializzati ed aggiornati, riveste un’importanza cruciale nella redazione del modello organizzativo 231, in quanto la giurisprudenza utilizza dei criteri estremamente restrittivi e rigorosi nella valutazione dell’efficacia scriminante dei modelli.

La nostra specializzazione in materia di SVILUPPO SOSTENIBILE e di INNOVAZIONE TECNOLOGICA, ci consente di avere un quadro realmente completo e trasversale rispetto al modello di business, ai rischi, alle opportunità, ai mercati, agli impatti sociali, ambientali ed economici delle imprese.

Dai una occhiata al nostro blog per una panoramica dei temi unici e specialistici che affrontiamo quotidianamente.

P&S Legal garantisce la massima professionalità nella realizzazione di tutte le attività necessarie alla realizzazione di un modello organizzativo 231 efficace ed efficiente, comprese  quelle preliminari del “risk assessment” e “gap analysis”, finalizzate ad individuare le aree maggiormente sensibili alla commissione di condotte illecite nella struttura di govenrnance.

Il servizio viene erogato, laddove necessario, avvalendosi anche dei nostri consulenti tecnico-scientifici di comprovata esperienza settoriale, in particolare per il settore ambientale,  per biotecnologie, nanotecnologie, infotecnologieneurotecnologie, robotica e intelligenza artificiale.

Aggiornamento del modello organizzativo 231

Offriamo anche un pacchetto di UPGRADE, quindi di aggiornamento dei modelli organizzativi 231 già esistenti, rispetto alle continue modifiche legislative ed all’ aggiornamento tecnologico in modo da garantire l’effettiva validità e conformità dei modelli nel tempo, anche in relazione al perpetuo mutare degli indirizzi giurisprudenziali che rappresentano il diritto vivo.

Come servizio accessorio alla implementazione del modello 231, forniamo anche la candidatura dei nostri avvocati al ruolo di membro dell’organismo di vigilanza, obbligatoriamente contemplato dal D.Lgs 231/01, il quale deve vigilare sulla governance aziendale sulla osservanza e sull’effettivo funzionamento del modello stesso.

La predisposizione del modello organizzativo 231 -specifico, idoneo, adeguato, efficace e flessibile, attuabile e condiviso, dinamico e sistemico- (accompagnato dal Codice Etico Comportamentale e dal Whistleblowing – sistema interno di segnalazione delle irregolarità) unitamente alla informazione e formazione del personale sono attività fondamentali per garantire l’efficacia penalistica del modello, così come pacificamente condiviso dalle linee guida industriali e dalla giurisprudenza di molti tribunali.

Si consideri poi come elemento non secondario i vantaggi in termini reputazionali e di immagine che si accompagnano alla redazione di un modello organizzativo, oltre alle agevolazioni previste dal codice degli appalti pubblici.

Hai ancora dubbi o desideri approfondire come implementare al meglio il modello 231Contattaci senza impegno!