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PNRR e transizione ecologica

PNRR e Transizione Ecologica: le misure pensate dal Governo (parte 1)

Il testo definitivo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è stato inviato alla Commissione Europea.

Questa dovrà approvare gli investimenti che il Governo intende intraprendere attraverso i fondi stanziati per uscire e ripartire dalla crisi scatenata dalla pandemia del coronavirus.

Come noto, il PNRR si inserisce all’interno delle misure del Recovery Fund, il fondo europeo messo a disposizione degli stati membri per far fronte alle conseguenze economiche della pandemia.

Si tratta di una quantità di risorse eccezionale, 750 miliardi di euro da dividere tra vari stati, di cui 248 destinati all’Italia.

L’eccezionalità di queste risorse rappresenta un’occasione imperdibile per affrontare coraggiose riforme strutturali per il funzionamento del Paese.

Non è un caso quindi che gran parte delle risorse siano state destinate dal Governo alla “transizione ecologica”, intesa come impegno in diversi aspetti relativi alla sostenibilità ambientale.

Delle 6 “missioni” stabilite dal governo

  1. “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”;
  2. “Rivoluzione verde e transizione ecologica”;
  3. “Infrastrutture per mobilità sostenibile e interconnessa”;
  4. “Istruzione e ricerca”;
  5. “Politiche attive del lavoro e della formazione, inclusione sociale e coesione territoriale”;
  6. “Salute”

quella relativa alla transizione ecologica è infatti quella che beneficia dello stanziamento più consistente, ben 69,6 miliardi.

L’importanza data alla transizione ecologica ha destato un po’ di stupore (e qualche critica), ma è difficile non accogliere positivamente questa scelta, che dimostra l’impegno che il Governo vuole assumere per il perseguimento di una sostenibilità duratura, garantendo nel contempo la competitività del sistema paese.

Di seguito illustreremo e analizzeremo le varie misure pensate dal Governo per mettere in pratica la transizione ecologica, limitandoci per ora alle prime due componenti: per l’analisi delle altre due, rinviamo alla seconda parte di questo articolo.

Le misure nel dettaglio

La sezione del piano illustrativa delle modalità di destinazione dei fondi esordisce infatti sottolineando la necessità di adottare misure efficaci di contrasto al cambiamento climatico, le cui conseguenze non possono che andare peggiorando col tempo, a discapito non solo della salute del pianeta e degli esseri viventi, ma anche delle varie attività produttive.

Pensiamo ad esempio ai sempre più frequenti fenomeni atmosferici che hanno colpito il nostro paese negli ultimi anni distruggendo raccolti.

Per questo motivo, in aggiunta alla relativa scarsità sul territorio di risorse tradizionali come il petrolio o il gas naturale, la scelta è stata quella di investire in una transizione ecologica a tutela del patrimonio naturale del territorio, sfruttando l’accessibilità ad altre risorse rinnovabili, si pensi ad esempio all’energia solare e all’idrogeno.

Le 4 componenti principali della missione di transizione ecologica sono così articolate:

  1. Economia circolare e agricoltura sostenibile: 5,27 miliardi di euro;
  2. Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile: 23,78 miliardi di euro;
  3. Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici: 15,22 miliardi di euro;
  4. Tutela del territorio e della risorsa idrica: 15,06 miliardi di euro.

Da sottolineare come anche all’interno di queste 4 componenti, la voce di spesa maggiore sia dedicata alle energie rinnovabili, sintomo di una volontà di riforma a livello strutturale di approccio all’impiego delle risorse, anche in ambito produttivo.

Gli obiettivi sono infatti la decarbonizzazione di tutti i settori e la creazione di una leadership internazionale industriale e di conoscenza nelle principali filiere della transizione.

Ciascuna componente prevede poi diversi interventi/misure e riforme specifiche, ovvero l’applicazione pratica dei fondi.

Economia circolare e agricoltura sostenibile

Gli obiettivi della sezione consistono in:

  1. “miglioramento della capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare” (fondi: 2,10 miliardi di euro);
  2. “sviluppo di una filiera agroalimentare sostenibile” (fondi: 2,80 miliardi di euro);
  3. “Sviluppo di progetti integrati” (fondi: 0,37 miliardi di euro).

Per quanto riguarda il primo, gli interventi previsti sono i seguenti: Investimento 1.1: Realizzazione nuovi impianti di gestione rifiuti e ammodernamento di impianti esistenti;

Investimento 1.2: Progetti “faro” di economia circolare;

Riforma 1.1: Strategia nazionale per l’economia circolare;

Riforma 1.2: Programma nazionale per la gestione dei rifiuti;

Riforma 1.3: Supporto tecnico alle autorità locali.

Il PNRR sconta necessariamente un importante ricorso a dichiarazioni di intenti generali, ma parlando di obiettivi concreti, l’investimento 1.2 Progetti faro di economia circolare punta al 55% di riciclo di rifiuti RAEE, all’85% di riciclo nell’industria della carta e del cartone, al 65% di riciclo della plastica e al 100% del recupero nel settore tessile.

Il piano, riconoscendone l’arretratezza in materia, concentra i propri sforzi sul punto 1, soprattutto al centro-sud, puntando a colmare il divario qualitativo di gestione tra le diverse regioni.

L’implementazione dell’economia circolare viene perseguita attraverso la realizzazione di impianti di trasformazione di rifiuti e di recupero, in modo da rendere il Paese meno dipendente dall’approvvigionamento delle materie prime, con conseguente maggiore competitività sul mercato internazionale.

Inoltre, sono previsti potenziamenti dei sistemi di controllo sulla corretta gestione e il corretto smaltimento dei rifiuti, ad esempio attraverso tecnologie come droni e IA.

Per quanto riguarda il punto 2, gli interventi sono:

Investimento 2.1: Sviluppo logistica per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo;

Investimento 2.2: Parco Agrisolare;

Investimento 2.3: Innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo ed alimentare.

Anche in questa sezione, in mezzo alle diverse dichiarazioni di intenti generali, l’obiettivo concreto è stabilito nell’installazione di pannelli solari su una superficie complessiva di 4,3 milioni di mq, con contestuale riqualificazione delle strutture produttive.

L’ultima parte, relativa allo sviluppo di progetti integrati, propone i seguenti investimenti:

Investimento 3.1: Isole verdi;

Investimento 3.2: Green communities;

Investimento 3.3: Cultura e consapevolezza su temi e sfide ambientali.

Particolarmente interessanti i primi due: con le “isole verdi”, l’obiettivo è quello di rendere al 100% autosufficienti 19 piccole isole, mentre con il secondo, “green communities”, si punta alla creazione di 30 comunità locali, alcune coordinate tra loro, in cui instaurare un rapporto sussidiario e di scambio di utilizzo equilibrato delle risorse naturali.

Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile

Passando alla parte più sostanziosa della missione, la sezione sull’energia rinnovabile prevede numerosi investimenti e riforme, per il cui elenco completo si rimanda al testo del PNRR.

Gli obiettivi prevedono, come intuibile dal titolo, l’incremento dell’utilizzo delle energie prodotte da fonti di energia rinnovabile, in ottica di una progressiva decarbonizzazione, con particolare interesse verso la produzione, la distribuzione e l’utilizzo dell’idrogeno.

Inoltre, si persegue lo sviluppo di un trasporto urbano più sostenibile, anche in ottica di miglioramento di qualità della vita, e di una leadership internazionale industriale e di ricerca e sviluppo nelle principali filiere della transizione.

I fondi per questa sezione sono distribuiti in questo modo:

  1. “incremento della quota di energia prodotta da fonti di energia rinnovabile”: 5,90 miliardi di euro;
  2. “potenziamento e digitalizzazione delle infrastrutture di rete”: 4,11 miliardi di euro;
  3. “promozione della produzione, della distribuzione e degli usi finali dell’idrogeno”: 3,19 miliardi di euro;
  4. “sviluppo di un trasporto locale più sostenibile”: 8,58 miliardi di euro;
  5. “Sviluppo di una leadership internazionale industriale e di ricerca”: 2,00 miliardi di euro.

Tra gli interventi di attuazione della sezione figurano cinque riforme, due relative alla semplificazione delle procedure di autorizzazione per gli impianti rinnovabili e di promozione della produzione e consumo del gas rinnovabile, e due relative alla semplificazione normativa per la diffusione dell’idrogeno e la promozione della competitività dell’idrogeno. Infine, una riforma per la semplificazione delle procedure per la valutazione dei progetti nel settore dei sistemi del trasporto locale.

Da questi progetti è evidente quanto il Governo punti forte sulle energie rinnovabili derivanti da parchi eolici e fotovoltaici offshore e in particolar modo sull’idrogeno. L’idrogeno, nei piani del Governo, verrà sperimentato sia a livello di trasporti stradali, sia a livello tranviario.

Dato l’alto tasso di CO2 prodotta dal trasporto su strada (5-10% delle emissioni complessive), l’intervento non può che essere visto positivamente. L’idea è quella di promuovere la creazione di stazioni di rifornimento (almeno 40) soprattutto in aree strategiche e sulle rotte più trafficate, e di far penetrare questa fonte di energia in modo significativo nel mercato.

I fondi stimati per gli interventi su strada sono di 0,30 miliardi di euro.

La parte relativa allo sviluppo di un trasporto locale più sostenibile è sintomatica di un approccio multidisciplinare al settore della mobilità, cui il PNRR riserva una mission ad hoc per quanto riguarda il miglioramento dell’efficienza.

Il settore dei trasporti vede quindi un intervento duplice, a livello di efficienza e a livello di sostenibilità. Per quanto ci interessa in questo commento, gli interventi si articolano in uno sviluppo del trasporto pubblico di massa, riconoscendone la necessità dovuta al massiccio utilizzo nel paese della mobilità privata.

Efficientare lo sviluppo pubblico significa quindi abbattere sensibilmente le emissioni dovute al trasporto privato. In aggiunta, è espressa la volontà di sviluppare infrastrutture di ricarica elettrica, con 7.500 punti di ricarica rapida in autostrada e in 13.755 centri urbani. Interessante anche la promessa di installare 100 stazioni di ricarica sperimentali con tecnologia di stoccaggio dell’energia.

Infine, il piano prevede un rinnovo complessivo delle flotte dei trasporti tranvieri e di autobus, sostituiti da mezzi a basso impatto ambientale.

Anche in questo caso si nota come il PNRR offra una sponda per un intervento necessario da tempo, ma finora rimasto inattuato, ossia lo svecchiamento dell’età media dei mezzi pubblici.

Interessante è infine l’investimento in supporto alle start-up e ai venture capital attivi nella transizione ecologica.

L’intervento sul punto mira alla creazione di un fondo dedicato, il “Green Transition Fund”, con strategia di investimento focalizzata sui settori specifici.

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